La minigonna fa parte dell’armadio di tutte le donne di oggi. Ma non è sempre stato così. Sono esistiti periodi nei quali chi la indossava poteva rischiare di prendere una multa salata ed essere cacciata dalla scuola. Per questo motivo, per l’aria di libertà che la minigonna concede e l’aspetto sbarazzino ma molto sensuale, la minigonna è stata per molti anni il simbolo della ribellione. Indossarla poteva significare ribellarsi all’autorità scolastica o genitoriale, nel caso di una ragazzina. Ma significava anche ribellarsi all’autorità sociale che era ben salda in mano agli uomini.
La minigonna è stata infatti l’abito prediletto dalle donne che riempivano le piazze per protestare e rivendicarsi diritti che spettavano loro. Questo capo d’abbigliamento ha fatto da sfondo alle conquiste femminili, alla lotta per la parità dei diritti e alla presa di coscienza di un corpo che appartiene solo ed esclusivamente a chi lo vive. Ma, al giorno d’oggi, come si indossa la minigonna? Quali sono le fogge che la premiano e quali le fantasie più scelte?
Si tratta ancora, infine, di un capo d’abbigliamento per donne ribelli e libere? Andiamo a trovare la risposta a queste domande nei prossimi paragrafi di questo articolo.
La minigonna: la storia del capo più discusso del ‘900
La minigonna è stato il capo d’abbigliamento più discusso di tutto il secolo scorso. La sua voglia di stupire è stata realizzata in pieno e questo pezzo di stoffa è rimasto nel cuore e negli occhi di tutti coloro che l’hanno visto e portato in nome della rivoluzione dei costumi sociali. Per questo motivo, occuparsi di minigonna non significa solo occuparsi di stile e moda, ma anche di storia.
Ad inventare questo capo d’abbigliamento è stata una stilista inglese, la famosa Mary Quant. La prima vetrina ad ospitarla fu quella di Bazaar in Kings Road a Londra. Secondo alcune voci, però, a contribuire all’invenzione fu il designer francese Coureggès. Ad ogni modo, la minigonna piacque subito alla donne che non volevano più stare nascoste dietro a dei fornelli. Chi frequentava le piazze e i luoghi di ribellione capì subito di aver davanti un capo che avrebbe permesso di trasportare la libertà dal mondo delle idee a quello della moda. Insomma, indossare la minigonna significava indossare la libertà e il futuro.
Non stupisce quindi che questa gonna piacesse soprattutto alle nuove generazioni, quelle che portavano avanti gli ideali del progresso. La gonna, invece, non piacque ai tradizionalisti e nemmeno alla vecchia guardia della moda. La grande Coco Chanel iniziò subito a contestare questa gonnellina, intimando un ritorno al lungo. Ma nulla fermò la minigonna.
Tendenze, stili e colori
La minigonna si diffuse in ogni colorazione. Prima fu la volta delle tinte unite, poi della pelle nera e poi delle fantasie. Lo scozzese ebbe subito appeal sulla minigonna e in breve si diffusero gonnelline corte e pieghettate con la tradizionale foggia scozzese. Negli anni ’80 la minigonna fu appannaggio delle donne in carriera, che l’abbinarono a giacche dalle spalle importanti. Negli anni ’90 essa era solo nera ed elastica. Nei primi anni 2000, tornò ad essere colorata.
Oggi, che cosa resta della minigonna? Oggi, quello che è stato uno dei capi più contestati e ribelli, è un classico. Fa parte dei must have dell’armadio femminile, come il tubino nero o la camicia bianca. Per quanto riguarda il suo significato reazionario, le cose sono cambiate. La minigonna è divenuta un classico e nessuno ha più nulla da ridire sulle gambe che scopre. Non è un mistero ciò che si trova sopra il ginocchio e milioni di ragazze possono sfoggiare la minigonna senza pensieri. Divenendo così comune, questo capo ha perduto il fascino della ribellione, ma non il fascino della storia: chi la indossa sa di coprirsi con un pezzo di storia.