L’arte giapponese è conosciuta a livello internazionale per eleganza e bellezza. In questo articolo ne proponiamo una breve spiegazione così da permettere a tutti di conoscerla meglio. Del resto, siamo convinti che si un’arte tanto gentile e delicata da non trovare qualcuno che, conoscendola, non l’apprezzi. Dunque, senza perdere altro tempo, iniziamo a descriverla e capirla meglio.

Il ruolo della natura nell’arte

La delicata tradizione artistica giapponese attribuisce un ruolo molto importante alla natura. Questa infatti appare in tutte le raffigurazioni artistiche. Chi, per esempio, non ha sentito parlare o visto le raffigurazioni del monte Fuji con la cima coperta da candida neve?

Della natura, gli artisti giapponesi sono soliti esaltare la valenza armoniosa e delicata. Per questo motivo, nelle loro opere, ci sono spesso richiami deliziosi ai fiori e alle altre bellezze naturali. Tuttavia, in alcuni casi, gli artisti hanno voluto mettere in risalto la forza, anche distruttiva, del mondo naturale. Questo è per esempio il caso del celebre quadro Onda del pittore Hokusai.

Del resto, il Giappone presenta propria questa duplice anima. Da un lato è il paese dei ciliegi in fiore, noti per la loro eleganza e i loro colori tenui. Sotto questi ciliegi capita spesso di incontrare dei cerbiatti, che rendono l’ambiente degno di un quadro dai noti bucolici e quieti. Ma, d’altro canto, il Giappone è uno dei paesi affacciati sull’oceano, che ne conosce la forza distruttiva e ne piange i danni.

Comunque, gli artisti giapponesi amano rappresentare la natura. Probabilmente la ragione di questo amore è da cercare nello shintoismo. Si tratta, per chi non lo conosce, di una religione politeista e animista che è sempre stata praticata dai giapponesi. Facendo i conti, ne risulta che i cinesi importarono in Giappone il buddismo nel 6° secolo, quindi lo shintoismo era praticato già molto prima. Secondo questa religione, inoltre, tutto ciò che fa parte del mondo naturale è un’espressione di divinità. Per questo, i giapponesi hanno molta cura della natura per tradizione e la rappresentano nei loro quadri.

Infatti, per molti secoli l’arte è stata un’arte sacro e tutti gli artisti hanno avuto la tendenza a rappresentare ciò che era divino. Per esempio, in Europa sono stati dipinti santi e miracoli. In Giappone è accaduto lo stesso, con la differenza che la natura era per i pittori il sacro.

La storia dell’arte giapponese

La prima forma di arte giapponese di cui abbiamo conoscenza è lo yamato-e. Si tratta di uno stile pittorico molto simile a quello cinese. Lo si fa risalire alla fine dell’ottavo secolo. I soggetti principali di questo stile artistico sono sempre stati gli elementi naturali e le scene narrative. Per esempio, scene bucoliche di famiglie o coppie distese nell’erba a fare un picnic. Uno dei dettagli che rendono curioso questo tipo di arte è che vi sono dei dettagli estremamente curati, mentre tutto il resto, soprattutto lo sfondo e i bordi della tela, è coperto da nuvole. Comunque, questo è considerato lo stile classico del Giappone.

Successivamente a questi lavori pittorici, in Giappone  si sviluppò la tecnica sumi-e. Si trattava di una cosa molto diversa dalla precedente. Infatti, era nello specifico una tecnica che prevedeva l’uso dell’inchiostro e dell’acqua. Questa tecnica arrivò in Giappone dalla vicina Cina e si diffusa dal 1300 ad opera di alcuni monaci. In questo periodo, i soggetti più rappresentati con quest’arte furono le stagioni.

Infine, dal 17° secolo si diffuse la tecnica a stampe dal nome Ukyio-e. Questa rappresentava soprattutto scene edonistiche con personaggi fluttuanti e immersi nella natura.

Abbiamo quindi visto alcuni particolari dell’arte giapponese che forse non tutti conoscevano di già. L’arte non smette mai di stupire ed è bene approfondire anche quella vicina a casa.

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