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Le politiche monetarie nella zona euro
Il dibattito politico attuale si dimostra sovente teso a sottolineare come, nell’area euro, le politiche monetarie adottate siano apparse piuttosto rigide e favorevoli ad alcuni paesi (Germania) a scapito di altri (Italia e Francia). L’impostazione seguita dalla BCE ha natura sostanzialmente monetarista; a questo riguardo va rilevato come questa corrente dottrinaria abbia sempre sottolineato quale aspetto più rilevante la reputazione dell’autorità monetaria, la sua credibilità. Il tasso di inflazione di un determinato paese è il risultato dello stato delle aspettative del settore privato; queste sono dipendenti dall’assetto istituzionale del paese in questione.
La formazione delle aspettative
La formazione delle aspettative, qualora l’autorità monetaria usufruisca di discrezionalità, avrà luogo tenendo presente il suo grado di avversione all’inflazione; se dunque il settore privato reputa che la banca centrale sia particolarmente sensibile al costo derivante da un’inflazione elevata, si aspetterà una bassa inflazione. Qualora, invece, la banca centrale non abbia un’alta reputazione anti-inflazionistica, il mantenere la discrezionalità nella conduzione della politica monetaria porterà esclusivamente ad un aumento del tasso di inflazione a parità di produzione di pieno impiego. Questo è il punto più rilevante dell’attuale dibattito: siamo forse in una situazione di pieno impiego? Guardando alle statistiche ufficiali, la riposta non può che essere negativa: il grado di sfruttamento della capacità produttiva è ben al di sotto dei livelli ottimali e l’economia mostra segnali di debolezza che si riverberano, soprattutto, in un crescente tasso di disoccupazione.
Le regole fisse
Nel contesto monetarista, per evitare rischi relativi alle aspettative, appare allora preferibile abbandonare ogni discrezionalità nella conduzione della politica monetaria, adottando delle regole fisse. Con accenti paradossali, osservava, già negli anni Cinquanta, Milton Friedman che “il problema centrale non è quello di costruire uno strumento altamente sensibile che continuamente compensi l’instabilità determinata da altri fattori, quanto piuttosto quello di impedire al sistema monetario di diventare esso stesso una fonte primaria di instabilità”.
Inoltre, le ‘manipolazioni del credito’ e gli interventi statali e delle banche aumenterebbero la spinta inflazionistica, alterando il mercato con un’eccessiva dose di liquidità e di prestiti a buon mercato.
Le crisi economiche
E di fonte alle crisi economiche? Come agire?
Le crisi economiche, o shock, sono dei fenomeni che impattano sulle variabili endogene ai sistemi economici, le variabili che normalmente circoscrivono gli aspetti dei sistemi economici. Shock identici causano effetti diverse nelle differenti economie, ad esempio, se il mercato del lavoro possiede differenti caratteristiche nei diversi paesi.
L’unione valutaria europea, tuttavia, non è solo politica monetaria. Se da un punto di vista formale la politica fiscale, e dunque la possibilità dei singoli paesi di agire sulla domanda aggregata, è appannaggio dei singoli governi nazionali, la fissazione dei parametri di Maastricht rende assai rigidi gli spazi di manovra. La crisi finanziaria europea, peraltro, nasce proprio in relazione alla crisi del debito sovrano di alcuni paesi, primo fra tutti la Grecia. Ma vi sono anche considerevoli problemi reali, primo fra tutti una crescente disoccupazione.
Le aree ottimali
La letteratura sulle aree ottimali mette in guardia rispetto alle possibili asimmetrie nei fondamentali dei paesi aderenti. E di asimmetrie se ne intravedono parecchie: nello stock del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo, nel livello dei disavanzi pubblici annui, nella pressione fiscale, nella struttura produttiva. La crisi reale ha notevoli impatti nel livello finanziario: le attività, e in primo luogo i prestiti o gli strumenti di debito emessi dalle imprese, tendono a deteriorarsi, e qui la domanda di intervento della Bce quale stabilizzatore del sistema finanziario diventa pressante. Ma sarà questo lo strumento più adatto per superare una crisi che sembra cronicizzarsi?
Approfondimenti: agendapolitica.eu