I controlli non distruttivi sono un insieme di procedure e tecniche atte a valutare l’integrità di manufatti o materiali senza modificarne lo stato o distruggerli. Ciò si fa allo scopo di accertare la corretta costruzione, la solidità e l’affidabilità di un edificio e vengono effettuati da tecnici esperti che, in caso di anomalie, dovranno segnalare la non idoneità del manufatto. Con anomalia si intende ogni elemento che non risponde ai requisiti del progetto originale e che potrebbe causarne il crollo o la rottura.

Come funzionano i controlli non distruttivi

Come detto, i controlli non distruttivi vengono effettuati al fine di rilevare eventuali difetti di costruzione. Il processo si suddivide in diverse fasi:

  • Rilevazione del difetto
  • Caratterizzazione del difetto
  • Dimensionamento del difetto

La prima fase consiste nel semplice controllo su eventuali difetti strutturali o anche di singole parti del manufatto o del materiale. Una volta rilevato l’eventuale difetto, si passa alla seconda fase, durante la quale si definisce la natura del difetto stesso. Ciò è compito del tecnico che deve essere in grado di decidere, innanzitutto, se sia accettabile o meno e poi stabilirne anche la tipologia, che può essere esterna o interna, volumetrica o planare, tondeggiante o allungata. Infine, il dimensionamento del difetto permette di stabilirne la lunghezza, l’altezza o la larghezza, ma soprattutto la posizione esatta all’interno del manufatto o materiale.

Tipologie di controlli non distruttivi

Sulla base della normativa europea UNI EN ISO 9712, i controlli non distruttivi sono distinguibili in diverse categorie, tra le più importanti:

  • VT o Esame Visivo, che non è altro che il metodo di base, quello che deve essere utilizzato prima di ogni altro e che viene eseguito tramite specifiche tecniche, con l’ausilio di particolari sistemi ottici;
  • RT o Radiografia, che prevede l’uso di sistemi a Raggi X e Gamma, tramite i quali si ottiene un’immagine che mette in risalto gli eventuali difetti;
  • PT o Liquidi penetranti, in cui gli eventuali difetti vengono messi in evidenza grazie al contrasto cromatico tra la sostanza liquida, che viene immessa nel manufatto, e un’altra che fa da contrasto. Viene utilizzato soprattutto per cercare eventuali cricche o cavità.
  • UT o Ultrasuoni, in cui vengono utilizzate onde acustiche ad alta frequenza, la cui eventuale modifica permette di individuare i difetti e, spesso, anche la loro dimensione;
  • MT o Magnetico o Magnetoscopico, in cui viene creato un campo magnetico in un pezzo del materiale o manufatto e poi si controllano le eventuali alterazioni del campo stesso causate dai difetti;
  • ET o Correnti indotte, un controllo che si basa sul mutamento di impedenza di una bobina, in caso di difetto individuato.

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