Meglio la musica del vinile o quella digitale? Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza, noi invece ci occupiamo di un’altra diatriba legata ai vinili, ovvero, come riconoscere quelli originali dalle ristampe. Chi possiede una collezione di vinili sa perfettamente che i dischi originali hanno un determinato valore, mentre le riproduzioni, o meglio, le ristampe, no. Il problema, però, è come riconoscere gli uni e gli altri se non si è dei grandi esperti, lo vediamo assieme.

Collezione di vinili, sicuro che siano tutti originali?

Come per tutte le collezioni, anche quella di vinili ha avuto, nel tempo, delle ristampe e delle riproduzioni. Queste, ovviamente, non hanno lo stesso valore dei dischi originali, quindi se collezioni per il puro piacere di avere musica su vinile, poco importa, ma se collezioni per avere anche un valore, un piccolo “tesoretto”, allora sarà bene verificare quali siano originali e quali no.

Non sempre è facilissimo venirne a capo, delle volte è praticamente impossibile, ma ci sono dei metodi che, anche se non sono infallibili, aiutano molto.

La prima discriminante è controllare la data di rilascio del disco. Se è antecedente al 1982 è molto probabile che si tratti di un originale, dato che i CD ancora non erano in commercio, quindi se la musica è antecedente a quella data è difficile si tratti di una ristampa. Altra cosa da controllare è la data dell’album, occorre quindi guardare la data di stampa, molti brani di successo, esattamente come accade per i libri, hanno diverse ristampe.

Ancora, tra le cose da controllare è il numero di catalogo. Questo è un codice numerico che serve per identificare la versione del disco. Delle volte anche questo è complicato, soprattutto quando si tratta di piccole etichette che sono state acquisite, negli anni, dalle major.

Nelle scanalature run-out del vinile, i “solchi”, si trova anche il numero di matrice, anche questo è molto utile per capire se si tratti di una prima stampa. Il numero può essere scritto sia amano che stampato ed è proprio una sorta di carta di identità del vinile. Anche in questo caso non è facilissimo risalire alla vera natura del vinile, ma se si tratta di una stampa italiana è più semplice, almeno nella maggior parte dei casi, perché utilizzavano un sistema in cui era facile riconoscere la data di stampa.

Passione vintage

I dischi in vinile hanno un suono facilmente distinguibile. Magari la qualità è meno elevata del digitale, ma le sensazioni e il piacere che si provano con un disco vintage sono ben diverse.

È come fare un tuffo nel passato, come guardare un film in bianco e nero, o una vecchia foto. Non è tanto il supporto, infatti, ma le emozioni che il vintage suscita. Le azioni stesse sono importanti. Pensa, per esempio a quelle che compi per ascoltare un vinile. Lo estrai dalla copertina, sollevi il braccetto del giradischi, lo posi sul piatto e riposizioni il braccetto.

Se poi vuoi che il disco non inizi con quell’effetto rallenty, dovrai utilizzare delle cuffie per “puntarlo”, come facevano i bravi dj di una volta, cosicché il brano inizi perfettamente. Sono gesti che diamo per scontati, ma che hanno una loro ritualità.

Prenditi cura del tuo giradischi

Se hai ancora un buon giradischi sei fortunato, prenditene cura, soprattutto del piatto e del braccetto con la puntina. Molti però sono privi di coperchio, un po’ perché è la parte che si rompe più facilmente, un po’ perché nel tempo, soprattutto se è un giradischi vintage, delle parti si perdevano tra una festa da ballo e l’altra.

Oggi però c’è la possibilità di acquistare dei coperchi giradischi su misura e mettere al riparo dalla polvere il giradischi. Gli amanti dell’Hi-fi sanno perfettamente quanto sia delicata quella parte e che bisogno abbia di essere protetta al meglio, perché diversamente potremmo esporre anche i nostri vinili.

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