L’ avvocato penalista Daniele Ingarrica del foro di Roma, abilitato per l’assistenza anche per i processi in Cassazione, svolge la professione da quasi 15 anni. Ha fondato uno studio con all’interno differenti professionalità ma lui si occupa da sempre di diritto penale.
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Come ha scelto di essere un avvocato penalista?
come ogni professione bisogna aver passione. Nel mio caso la passione la devo a mio padre il quale, avvocato penalista anche lui, mi ha trasmesso la sua passione. A casa sentivo spesso parlare di questioni giuridiche e già da ragazzo mi ponevo delle domande a cui mio padre dava delle risposte. Poi piano piano queste domande sono diventate sempre più complesse ed ho cominciato a cercare le risposte sui testi e sui manuali universitari. Oggi continuo continuamente a pormi tante domande e credo che continuerò fino a quando ne avrò la possibilità.
E’ un lavoro difficile?
tutti i lavori se fatti bene sono difficili. Sicuramente siamo pieni di norme, di cavilli e di novità legislative che dobbiamo sempre tener presente. Restare aggiornati è fondamentale ma quello che non bisogna mai smettere di fare è studiare, leggere articoli di professionisti seri ed affidabili e soprattutto leggere gli orientamenti giurisprudenziali della Cassazione.
Nel corso degli anni come è cambiata la professione di avvocato penalista?
Soprattutto in questo ultimo periodo causa covid il processo penale è cambiato radicalmente.
Siamo passati di colpo ad una gestione del processo tradizionale (atti depositati cartaceamente, accessi in cancelleria, colloqui con giudici e pubblici ministeri) ad un processo telematico. Questo però, come tutte le innovazioni avrebbe avuto bisogno di un periodo di prova iniziale ma così non è stato. E’ entrato di colpo nel panorama giuridico con non pochi problemi. Impreparazione dei colleghi ma anche tanta impreparazione degli operatori dei tribunali. Chi bene o male aveva dimestichezza con il computer o comunque chi aveva una mentalità digitale se l’è cavata, ma gli avvocati con molti più anni di esperienza professionale di me si sono trovati in seria difficoltà. Per questo, ho partecipato come relatore a molti corsi di formazione gratuiti per aiutare i colleghi meno esperti ad entrare nell’era digitale ed ho scritto numerosi articoli sul mio blog
Ora le faccio una domanda che le avranno già fatti in molti ma che resta un dubbio per tante persone. Come fa un avvocato penalista a difendere una persona accusata di un crimine molto grave?
La risposta è molto semplice e si compone di due parametri contrapposti. da una parte c’è quello etico morale. Ovvero tutti noi abbiamo un limite che non possiamo superare. Per esempio se io avessi la certezza che il mio cliente avesse abusato sessualmente di un bambino/a e soprattutto che non fosse pentito di quello che ha fatto, avrei seri problemi nella sua difesa. Dall’altra parte c’è un discorso etico professionale. Ovvero tutti hanno bisogno di essere assistiti anche se colpevoli. Spesso si confonde la difesa tecnica dell’avvocato con la ricerca spasmodica di trovare escamotage per l’assoluzione. Questa concezione all’atto pratico non esiste. Da una parte la difesa garantisce un giusto processo ed evita che vengano magari applicate delle pene esemplari o particolarmente gravose rispetto a casi simili. Dall’altro l’avvocato penalista rispetta delle regole dettate dal codice penale. Le stesse regole devono essere rispettate anche dagli altri operatori (pubblico ministero, polizia durante le indagini ecc.). Il problema si pone quando dalla parte dell’accusa non vengono rispettate queste regole. Allora l’avvocato che eccepisce magari la nullità di alcune prove e fa assolvere il suo cliente non ha fatto nulla di male. E’ l’accusa ad aver lavorato male, non l’avvocato.
Che consigli darebbe ad un ragazzo che vuole intraprendere la professione di avvocato penalista.
Di studiare tanto e di frequentare il più possibile i tribunali, le cancellerie, gli uffici. Di respirare l’aria delle aule di tribunali e soprattutto di ascoltare. Tutti (avvocati, clienti, giudici ecc.) hanno qualcosa da dire ed ascoltare è lo strumento migliore per capire e soprattutto per porsi le domande.