È spirato all’ospedale Ca’ Foncello Pierluigi Gaiatto, uno degli escursionisti travolti ieri da una enorme valanga sulla Marmolada.
BELLUNO – Il ritorno del bel tempo con temperature primaverili, tanta neve in quota e un po’ di imprudenza: questi fattori hanno causato una lunga serie di incidenti in montagna che nei primi giorni di questo ponte del primo maggio è costato la vita a cinque persone. Tra le vittime ci sono anche alpinisti molto esperti che conoscevano bene i rischi della montagna.
E’ spirato all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso Pierluigi Gaiatto, 30 anni di Portogruaro (Venezia), uno degli escursionisti travolti ieri da una enorme valanga sulla Marmolada. L’uomo era stato estratto vivo dalla neve in stato di ipotermia, ma le sue condizioni erano apparse subito molto gravi.
Gaiatto è deceduto alcune ore dopo il suo ricovero in ospedale. La valanga della Marmolada ha tenuto i soccorritori per molto tempo con il fiato sospeso. Si temeva, infatti, che le masse nevose avessero inghiottito altri alpinisti. L’allarme è rientrato solo oggi, visto che non risultano persone scomparse.
La tragedia più assurda di queste ore si è verificata in val di Non, in Trentino. Un uomo, di 37 anni di Cles, è annegato nel tentativo di attraversare un laghetto ghiacciato con la motoslitta. Lorenzo Pecorella, giardiniere con la passione per lo sport, era uscito con alcuni amici per una gita notturna con le motoslitte.
Il motore del suo mezzo si è però spento proprio mentre attraversava il Lago Verde, a quota 1.500 metri. Il ghiaccio ha ceduto e l’uomo non è riuscito a mettersi in salvo. Un amico si è tuffato nelle gelide acque nel disperato tentativo di salvare Pecorella, inutilmente. Con molta fatica l’amico è tornato in riva.
I sommozzatori hanno recuperato la salma di Pecorella a oltre sette metri da dove si era formato il buco nel ghiaccio. Il bilancio di vittime della montagna poteva però essere ancora più grave. In Vallelunga, in Alto Adige, una valanga ha investito un gruppo di undici scialpinisti trentini senza causare morti. La slavina si è abbattuta verso le ore 10 a quota 3.000 metri sulla cima Tiergarten. Gli scialpinisti travolti sono riusciti a liberarsi con le proprie forze. Solo una donna è rimasta sepolta sotto la neve, ma è stata velocemente localizzata e recuperata dai compagni.
La donna, ricoverata con l’elicottero all’ospedale di Trento con sintomi di ipotermia, non versa in pericolo di vita. La primavera è considerata il periodo più sicuro per praticare lo scialpinismo. Le nevicate degli ultimi giorni hanno però fatto risalire il pericolo valanghe a grado 3 (marcato).
Gli esperti consigliano perciò di mettersi in cammino all’alba e di fare rientro a valle già in mattinata. L’irraggiamento solare e le temperature miti possono, infatti, causare il distacco spontaneo di valanghe. Il rischio non è però sempre calcolabile. Il paese di Malles in val Venosta è, infatti, ancora sotto shock per la morte di Roman Burgo, grande esperto della montagna ed ex capo del locale soccorso alpino, travolto ieri in val di Mazia da una valanga durante una escursione di scialpinismo.