Se c’è una cosa che ormai sembra essere ben chiara alla maggior parte dei neogenitori, è che lo svezzamento “tradizionale” è un concetto ormai superato. Se sui requisiti dell’autosvezzamento c’è ancora un po’ di confusione, è stato comunque appurato che i cronoinserimenti fanno ormai parte del passato. Dopotutto, i bambini sono in grado di dimostrarsi ogni giorno di essere molto più competenti e sicuri di quanto pensiamo. L’evoluzione e l’istinto naturale li hanno portati a sviluppare delle sofisticate tecniche che permettono loro di passare da una alimentazione a base di latte, all’introduzione dei cibi solidi.
Questo processo è generalmente chiamato autosvezzamento. In quest’ottica, il bambino viene lasciato libero di esplorare il cibo in autonomia. E per cibo non intendiamo le pappette e gli omogeneizzati, ma cibo “vero”, lo stesso che portiamo in tavola per noi adulti. Ma quali sono i requisiti dell’autosvezzamento? Quando si può iniziare a pensare di adottare questo approccio e, soprattutto, come farlo in sicurezza?
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Requisiti autosvezzamento: quando si può iniziare?
Secondo gli esperti, ci sarebbero dei precisi segnali che ci metterebbero nella posizione di comprendere quando nostro figlio è pronto per iniziare ad assaggiare il cibo solido. Ma quali?
Riflesso di estrusione
Il rifletto di estrusione è movimento involontario del neonato. Un riflesso arcaico, ancestrale, più vicino alla nostra parte “animale”. Si manifesta quando avviciniamo qualcosa alla bocca del bambino e lui per tutta risposta lo spinge fuori aiutandosi con la lingua. Per questo motivo un tempo i pediatri consigliavano di “abituare al cucchiaino”, pratica ormai – fortunatamente – in disuso. Verso i cinque mesi questo riflesso scompare gradualmente lasciando il posto a dei movimenti volontari, mano a mano che le abilità cognitive e motorie del neonato si affinano. La perdita del riflesso di estrusione è quindi il primo indice che ci fa capire che il neonato è pronto per mangiare qualcosa di diverso dal latte (artificiale o materno che sia).
Sta seduto da solo
Collegandoci alle abilità cognitive e motorie del neonato, troviamo la capacità di stare seduto in autonomia. Questo avviene quando il bambino è in grado di sedersi da solo e di mantenere la posizione seduta senza bisogno di sostegno. Posizionare un neonato di meno di sei mesi su un seggiolone, a maggior ragione se ancora non è in grado di sostenere il collo, è molto pericoloso. Questo è uno dei motivi per cui non si dovrebbe mai anticipare lo svezzamento a prima dei sei mesi. Se invece è in grado di sedersi, potrà più facilmente concentrare l’attenzione verso ciò che lo circonda, come per esempio il cibo durante i pasti.
Manifesta interesse verso il cibo
Quando iniziano a essere presenti i primi due requisiti dell’autosvezzamento, molto probabilmente si manifesterà anche l’interesse verso il cibo. Di solito accade che mentre i genitori mangiano seduti a tavola, il neonato si sbraccia e si agita per attirare l’attenzione. Indica il cibo e lo guarda con interesse. È questo il momento giusto (se in possesso degli altri due requisiti) per proporgli degli assaggi. Ovviamente questi assaggi devono rispettare alcune regole di sicurezza in modo da non rischiare il soffocamento o altre spiacevoli evenienze.
Come proporre il cibo in sicurezza
A tal proposito, oltre ai requisiti dell’autosvezzamento bisogna fare molta attenzione a come viene proposto il cibo. Dando per scontato che ogni famiglia segua un corso per apprendere le manovre di disostruzione (sia per bambini che per adulti), il cibo deve minimizzare i rischi. Anche se i bambini sono perfettamente in grado di masticare con le gengive, comunque è sempre consigliato proporre cibi della grandezza del nostro mignolo. Possibilmente, in formato “stick”, facili da afferrare e maneggiare. Evitate rondelle e pezzi troppo piccoli, poiché il neonato potrebbe non essere ancora in grado di saperli gestire. Allo stesso modo, evitate consistenze più ostiche, come possono essere mozzarella filante e simili.